Content area
Full Text
Gli aspetti del "meraviglioso" nelle culture medievali sono molteplici e mutano, con sostanziali variazioni, a seconda del contesto geogra- fico, cronologico e ideologico. Jacques Le Goff, interrogandosi su tale concetto, ha impostato la propria analisi partendo da "un'adeguata ricognizione del campo semantico del meraviglioso."1 Seguendo il percorso tracciato dallo storico, riscontriamo che il mirabilis-lessema impiegato nel Medioevo latino con il medesimo senso del nostro aggettivo-non designa solo lo stupore per un'epifania sorprendente, piacevole e gradita, oppure insolita, pittoresca, prodigiosa; all'oppo- sto, può indicare, sovrapponendosi quasi al significato del termine "fantastico," un sentimento che sovverte l'ordine degli avvenimenti, lasciando gli astanti turbati. Oltretutto una manifestazione "meravi- gliosa" può essere sì magnifica e incantevole, ma anche mostruosa, orribile e terrificante, tanto da sconcertare e addolorare. E inoltre, il vocabolo "meraviglioso" assume, in alcuni casi, la sfumatura di circo- stanza violenta, arcana, che suscita vivo disgusto.2
Spicca così una sottocategoria del mirabilis, vale a dire quella demo- nologica, che, restringendo il campo alla sola penisola italiana, assume una valenza significativa nella letteratura didattica settentrionale, nella poesia religiosa di area mediana, nelle prediche, nell'aneddotica agio- grafica, sino a trovare compimento definitivo nell'Inferno dantesco. Il panorama risulta più completo se si acclude pure la tragedia Ecerinis (1315), composta dall'intellettuale e politico padovano Albertino Mussato e incardinata intorno al tema del fantastico e del meraviglioso nella sua declinazione in malo. La critica in passato si è incaricata di chiarire la mentalità, le fonti e i contenuti classici all'interno del testo, ritenendolo, a ragione, un esempio rilevante della stagione preumanistica.3 Ciò nondimeno crediamo sia altrettanto opportuno indagare l'Ecerinis nella sua dimensione medievale, comunale:4 tale operazione non vuole porsi in antitesi rispetto alle precedenti ricerche, bensì intende integrarsi con esse, basandosi su presupposti differenti. Pertanto, si cercherà di illustrare in quali passaggi, con quali finalità e tecniche compositive Mussato sfrutti la figura del demonio. L'analisi, valorizzando il commento coevo all'opera di Guizzardo da Bologna e Castellano da Bassano,5 tenterà di far emergere la profonda conti- nuità tra il testo, la realtà storica e la tradizione esegetica, letteraria, iconografica in merito alle teorie demonologiche del Basso Medioevo.
La tragedia, è noto, rievoca il dominio su Padova di Ezzelino III da Romano (1237-59), contraddistinto da nefandezze, crimini e soprusi. L'intima natura dell'opera viene esplicitata dall'autore...